La calamita de’ cuori, Venezia, Fenzo, 1753

Vignetta Frontespizio
 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
 Tempio dedicato ad Amore col simulacro di Cupido ed ara accesa.
 
 ARMIDORO, GIACINTO, PIGNONE e SARACCA
 
 Armidoro, Giacinto, Pignone e Saracca
 
    Bell’idolo d’amore
 che m’impiagasti il core,
 dinanzi a te vengh’io
 a chiederti pietà.
 
5   La bella e saporita
 de’ cuori calamita
 ti chiede la mia fede,
 la mia sincerità.
 
 Armidoro
 Amor, tu che ricovri
10su queste arene sconosciuta ancora
 la bella che innamora,
 a me concedi di sua destra il dono,
 che fra gli amanti il più costante io sono.
 Pignone
 A me fa’ che si unisca,
15nume accorto e sagace,
 costei che a tutti piace.
 Saracca
 Eh corponon di Bacco,
 caccierò tutti in sacco.
 Amor, me la concedi colle buone
20o me la prendo con un cospettone.
 Giacinto
 Di rustica progenie
 tralcio maleducato! (A Saracca)
 Chi vuol rendersi grato
 all’idolo amoroso
25esser de’ qual son io, bello e vezzoso.
 Pignone
 Vedrem di Bellarosa
 ove l’affetto inclina.
 Saracca
 Vedrem se l’indovina,
 stimando il mio valore.
 Armidoro
30Se apprezza il di lei cuore
 la costanza e la fede,
 all’amor mio non negherà mercede.
 Giacinto
 S’ella fa conto della leggiadria,
 Bellarosa senz’altro sarà mia.
 tutti quattro
 
35   Bel nume Cupido,
 di te già mi fido.
 La donna vezzosa,
 la mia Bellarosa
 d’altrui non sarà.
 
40   La dolce gradita
 gentil calamita,
 che attratto ha il mio core,
 bel nume d’amore
 amarmi saprà. (Partono tutti)
 
 SCENA II
 
 ALBINA e BELINDA
 
 Albina
45Udiste? (A Belinda)
 Belinda
                   Sì, purtroppo.
 Albina
 Questa ignota straniera
 è l’idolo de’ cuori.
 Belinda
                                   Ella ha saputo
 con arte e con lusinghe
 accendere, incantar l’isola tutta;
50ella sola è la bella, ogn’altra è brutta.
 Albina
 E Armidoro, che tanto
 mi amò fido e costante,
 della straniera è divenuto amante.
 Belinda
 E il traditor Saracca,
55ch’era il più fido degli amanti miei,
 mi lascia e m’abbandona per colei.
 Albina
 Noi soffriremo il torto
 senza farne vendetta?
 Belinda
 Di noi quella fraschetta
60riderà impunemente?
 Albina
                                            Il nostro sdegno
 ecciti a vendicarsi
 tant’altre, come noi, femine offese.
 Belinda
 Rivoltiam contro lei tutto il paese.
 Io farò la mia parte;
65e s’altr’armi non ho che mi distingua,
 posso vantarmi che sto ben di lingua.
 
    Questa del sesso nostro
 arma che morde e pugne,
 come nel gatto l’ugne,
70come nel cane i denti,
 pose natura in me.
 
    Con chi levar mi tenta
 il bocconcin gustoso,
 cane sarò rabioso,
75gatto di furia pieno;
 e compassion non v’è. (Parte)
 
 SCENA III
 
 ALBINA sola
 
 Albina
 Dura cosa è l’amar, quando si prova
 in amor crudeltà. Comprendo adesso
 quella felicità, che mal conobbi
80corrisposta e servita,
 e son del mio rigor quasi pentita.
 Armidoro mi amava,
 languiva e sospirava; ed io solea
 delli sospiri suoi prendermi gioco.
85Sdegnato a poco a poco
 spense con nuovo foco il primo ardore
 ed io tardi per lui piango d’amore.
 Ma la cagion funesta
 del mio duol, del mio pianto, è quella indegna.
90Sdegno ed amor m’insegna
 che solo a me s’aspetta
 procurar de’ miei torti aspra vendetta.
 
    Se il foco m’accende
 d’amore e di sdegno,
95far strage m’impegno
 di chi mi contende
 la pace del cor.
 
    Amante, ma irata,
 ho doppio desio.
100Afflige il cor mio
 la sorte spietata,
 il barbaro amor. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 Gabinetto.
 
 BELLAROSA
 
 Bellarosa
 
    Donne belle che bramate
 preda far de’ cuori amanti,
105ne volete? Io ne ho tanti
 che di lor non so che far.
 
 In verità, quando ci penso io rido.
 Tutti mi corron dietro,
 tutti vogliono me. M’amano tutti;
110e pur sicuramente
 non mi servo di studio artificiale,
 tutto quel ch’ho di buono è naturale.
 Procuro con giudizio
 di dar nel genio a chi trattar mi vuole.
115Buone grazie e parole
 a tutti ne dispenso
 e sian belli o sian brutti,
 o da vero o da scherzo, io lodo tutti.
 Questo è quel che mi giova
120a far ch’io sia stimata e ben veduta
 dove son forastiera e sconosciuta.
 
 SCENA V
 
 PIGNONE e detta
 
 Pignone
 (Ecco la mia diletta!) (Da sé)
 Bellarosa
                                          (Ecco l’avaro). (Da sé)
 Pignone
 (Amo, adoro costei quanto il denaro). (Da sé)
 Bellarosa
 Serva, signor Pignone.
 Pignone
125Son vostro servitore.
 Bellarosa
                                        E mio padrone.
 Pignone
 Che fate qui soletta?
 Bellarosa
                                        Un certo conto
 facea col mio cervello
 per veder quanto danno
 fan le spese minute in capo all’anno.
 Pignone
130Oh figlia, la rovina
 del povero paese
 son le superflue spese.
 Il tabacco, il caffè, la cioccolata
 e altre piccole spese quotidiane
135di chi non ha giudizio
 forman a poco a poco il precipizio.
 Bellarosa
 Io sempre in vita mia
 studiai la economia.
 Pignone
                                        Brava, bravissima.
 Bellarosa
 E son dello scialaquo inimicissima.
 Pignone
140(Oh che bella occasione
 è questa per Pignone!) (Da sé)
 Bellarosa
                                             Ehi, sentite;
 con un capitaletto
 di cinquanta ducati
 sedeci in mesi tre n’ho guadagnati.
 Pignone
145Sedeci in mesi tre sopra cinquanta?
 Se fosser stati cento
 sarebber trentadue;
 quattro via trentadue fa centoeotto.
 Più del cento per cento? Oh che bel vanto!
150Io non son giunto a guadagnar mai tanto.
 Bellarosa
 Credetemi che ho testa...
 Pignone
                                                In confidenza,
 prendereste marito?
 Bellarosa
                                         E perché no?
 Pignone
 E come lo vorreste?
 Bellarosa
                                       Io non lo so.
 Pignone
 
    Figlia, badate a me;
155non vi seduca amor.
 Dell’oro lo splendor
 val più della beltà.
 
    E un uom di mezza età
 che sia così e così...
160Voi m’intendete sì,
 voi mi ferite il cor. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 BELLAROSA, poi SARACCA
 
 Bellarosa
 Costui, per dir il vero,
 è brutto nel sembiante
 ma lo fa parer bello il suo contante.
 Saracca
165Cospetton! Cospettaccio!
 Bellarosa
 (Ecco l’animalaccio).
 Saracca
 Ah Bellarosa mia, son arrabbiato.
 Oggi non son contento
 se non rompo le braccia a più di cento.
 Bellarosa
170Bravo, signor Saracca.
 Fatevi rispettar senza paura;
 a me piace il coraggio e la bravura.
 Saracca
 Sentite se ho ragione;
 un asino, un buffone
175ebbe l’ardir, mi fremon le budella,
 di dir che Bellarosa non è bella.
 Bellarosa
 Cospetto, cospettone!
 Sanguinin, sanguinone,
 voglio tagliar la faccia a quel briccone.
 Saracca
180Brava, così mi piace.
 Bellarosa
 Scelerato, mendace,
 a me un’ingiuria tale?
 Temerario, animale!
 Voglio cavarti il core.
 Saracca
185Che fierezza gentil degna d’amore!
 Bellarosa
 Oh io non son di quelle
 che son dure di pelle.
 Chi mi fa qualche torto
 faccia il suo conto d’esser bello e morto.
 Saracca
190Ah che voi siete degna
 d’aver per vostro sposo
 un uomo valoroso.
 
 SCENA VII
 
 ARMIDORO e detti
 
 Bellarosa
                                    E tal lo bramo.
 La fierezza m’alletta ed il valore...
 Armidoro gentil, mio dolce amore. (Vedendo Armidoro si cambia tutta in un tratto)
 Armidoro
195Voi nemica di pace?
 Bellarosa
 No, caro, amor mi piace.
 Saracca
 La fierezza v’alletta?
 Bellarosa
 Alle morti, alle stragi, alla vendetta.
 Saracca
 Vi piace il valor mio?
 Bellarosa
200Accesa ne son io.
 Armidoro
 Gradite la mia fede?
 Bellarosa
 In questo petto il vostro cuor risiede.
 Armidoro
 Dunque...
 Bellarosa
                      Dunque sperate.
 Saracca
 Sarete mia?
 Bellarosa
                          Nell’amor mio fidate.
 
205   Quel bel valor m’accende, (A Saracca)
 quel viso m’innamora. (Ad Armidoro)
 Mio caro il cor v’adora.
 Mio ben v’adora il cor.
 
    Voi siete valoroso; (A Saracca)
210voi siete più vezzoso. (Ad Armidoro)
 (Ma burlo tutti due;
 van tutti due dal par). (Da sé e parte)
 
 SCENA VIII
 
 ARMIDORO e SARACCA
 
 Saracca
 Ma voi che pretendete,
 zerbinotto, da lei?
 Armidoro
215A voi de’ pensier miei
 io non rendo ragione.
 Saracca
 Così a me si risponde? Oh cospettone!
 V’ucciderò a drittura.
 Armidoro
 Non mi fate paura.
 Saracca
                                      Poverino!
220Vi fo in terra cader, se caccio mano.
 Armidoro
 Già per prova lo so, siete un baggiano.
 Saracca
 Ah l’ingiuria non soffro!
 Mi scaldo in un momento.
 Su fate testamento;
225andiamo sulla strada,
 ch’io vi voglio infilzar con questa spada. (Caccia mano alla spada)
 Armidoro
 Sulla strada m’inviti e poni mano?
 D’un traditor villano
 giustamente pavento e mi difendo.
230Punirò l’arroganza... (Pone mano e s’aventa contro di lui)
 Saracca
 Ehi portate rispetto a questa stanza. (Si ritira timoroso)
 
 SCENA IX
 
 ALBINA e detti
 
 Albina
 Olà; perché coll’armi?
 Armidoro
 Ei pretese insultarmi.
 Saracca
                                           Rendi grazie
 a quella giovinotta
235che ti ha difeso da una brutta botta.
 Armidoro
 Tu i colpi proverai...
 Albina
                                        Oimè! Fermate.
 Saracca
 Quella vittima dono a tua beltate.
 Albina
 Possibile, Armidoro,
 che cangiato nel seno abbiate il core?
240Che più per me voi non proviate amore?
 Armidoro
 A voi dell’amor mio
 qual premura, qual pro? Prendeste a gioco
 per tant’anni il mio foco; ed or che sono
 d’altra bella invaghito
245tardi mi fate il generoso invito?
 Albina
 Di colei, che mi usurpa il vostro core,
 vendicarmi pretendo.
 Saracca
 Contro voi, contro tutti io la difendo.
 Armidoro
 Ma, se voi non mi amate,
250perché vi riscaldate? (Ad Albina)
 Albina
                                          Sì, crudele,
 sì che v’amo e v’amai ma non vel dissi,
 ma finsi non gradire il vostro affetto,
 per provar se costanza avete in petto.
 Armidoro
 Una sì dura prova
255troppo a lungo durò. Senza il conforto
 d’amabile speranza
 langue l’affetto e scema la costanza.
 
    Serbar fede a un cor fedele
 è dover d’onesto amante
260ma ad un’anima crudele
 non si presta fedeltà.
 
    E chi finge la fierezza
 per provar un cor costante
 il medesmo cor avvezza
265ad usar la crudeltà.
 
 SCENA X
 
 ALBINA e SARACCA
 
 Albina
 Misera me!
 Saracca
                         Colui
 dunque v’ha abbandonata?
 Albina
 Purtroppo è ver.
 Saracca
                                 Sarete vendicata.
 Albina
 Come?
 Saracca
                 Io son delle donne
270difensor generale; e col mio brando
 Armidoro, che a voi mancò di fede,
 getterò con un colpo al vostro piede.
 Albina
 No no, viva Armidoro;
 viva, m’ami e si penta,
275che se torna ad amarmi io son contenta.
 Saracca
 Siete di sì bon cuor?
 Albina
                                        Soffro con pena
 ma sofro i torti della sorte ingrata.
 Saracca
 Un’onta invendicata
 non lascierei per un million di scudi.
280Ho in materia d’onor fatti i miei studi.
 Con questo braccio invitto,
 con questa spada forte,
 ho donate alla morte tante teste
 quante in Levante ne suol dar la peste.
 
285   Tagliar bracci? Bagatelle.
 Troncar teste? Non è niente.
 Con un colpo o sia fendente
 tagliar busti e coratelle
 sono cose che ridendo
290le suol far il mio valor.
 
    Chi non vede non lo crede,
 son sì forte che la morte
 ha di me qualche timor.
 
 SCENA XI
 
 ALBINA, poi BELLAROSA
 
 Albina
 È tanto il mio dolor che non ascolto
295ciò che altrui mi favella.
 Bellarosa
 (Ecco una mia rival). (Da sé)
 Albina
                                          (Vien Bellarosa). (Da sé)
 Bellarosa
 Amica, qual fortuna
 fa ch’io qui vi ritrova?
 Albina
 Questo nome d’amica or non vi giova.
300Voi mi siete rivale.
 Bellarosa
                                      Oh me meschina!
 Ditemi il vero, Albina;
 sapete ch’io v’adoro;
 ditemi il vostro amante.
 Albina
                                               Egli è Armidoro.
 Bellarosa
 Ho piacer di saperlo.
305Non voglio più vederlo.
 Levarlo ad un’amica non conviene.
 (Or mi vien voglia di volergli bene). (Da sé)
 Albina
 Ah che voi m’ingannate.
 Bellarosa
 Di me non dubitate;
310Armidoro vi cedo. Io n’ho degl’altri;
 posso far senza quello.
 (Armidoro mi par ora il più bello). (Da sé)
 Albina
 Cara, mi consolate.
 La vita voi mi date.
315Spero, vostra mercé, con Armidoro
 appagato il desio.
 Bellarosa
 (Se di meglio non trovo, ei sarà mio). (Da sé)
 
 SCENA XII
 
 BELLAROSA e GIACINTO
 
 Bellarosa
 Queste donne, lo so, m’odiano tutte
 ed io colle finezze
320di vincerle procuro ed obbligarle;
 fingo talor di amarle;
 ma che s’amin le donne
 tra lor con cor sincero
 è difficile assai, per dire il vero.
 Giacinto
325È permesso, madama,
 poter...
 Bellarosa
                 Poter che cosa?
 Giacinto
 Come sarebbe a dir...
 Bellarosa
                                          Dite, parlate.
 Giacinto
 Avanzar, inoltrar l’ardito piede?
 Bellarosa
 Vusignoria m’onora.
330Avanzi il piede colla gamba ancora.
 Giacinto
 Eccomi.
 Bellarosa
                  Graziosino!
 Giacinto
 Tutto a’ vostri comandi.
 Bellarosa
                                              A lei m’inchino.
 Giacinto
 Udite... Oh bel pensiero!
 Bellarosa
 Bellissimo.
 Giacinto
                        Ascoltate.
335Io mi chiamo Giacinto,
 voi siete Bellarosa
 e la rosa e il giacinto... Oh bella cosa!
 Bellarosa
 Che subblime pensar! Che bel concetto!
 Giacinto
 Ho le muse nel petto;
340ho Apollo nel cervello;
 ho Venere negl’occhi,
 Minerva nel valore
 e Cupido... Cupido...
 Bellarosa
                                        In mezzo al core.
 Giacinto
 Bravissima! Eccellente!
345Che spirito! Che mente!
 Bellarosa
 Signor, ben obligata.
 Giacinto
 Madama... portentosa... e prelibata.
 Bellarosa
 Ella ha termini scelti ed eleganti.
 Giacinto
 Termini tutti quanti
350cavati dalla storia.
 Bellarosa
 Che felice memoria!
 Giacinto
                                        Io mi ricordo...
 Voglio dir mi soviene...
 sì signoria, il tenor delle mie pene.
 Bellarosa
 È forse tormentato?
 Giacinto
355Sì, dal nume bendato.
 Bellarosa
 Cosa gli ha fatto mai?
 Giacinto
 Domandatelo, o bella, ai vostri rai.
 Bellarosa
 Ora vi servirò. Signori occhi,
 che cosa avete fatto
360al cavalier compito?
 Giacinto
 Abbiamo il di lui cor punto e ferito. (Alterando la voce, come se parlassero gl’occhi di Bellarosa)
 Ah ah li avete intesi?
 Bellarosa
                                         Impertinenti,
 perché far questo male?
 Giacinto
 Perché amor... perché accesi... (Come sopra)
365Si confondono gl’occhi.
 Bellarosa
                                            Eh già li ho intesi.
 Giacinto
 Amor... amor tiranno...
 il mio sen... dirò meglio,
 anzi il mio core accende.
 Da voi... da voi... la medicina attende.
 Bellarosa
370Chi è il medico?
 Giacinto
                                 Cupido.
 Bellarosa
 Qual rimedio da me Cupido aspetta?
 Giacinto
 Ecco della pozione la ricetta.
 
    Recipe di quegl’occhi
 due sguardi vezzosetti,
375dei tumidi labretti
 una parola, un sì
 e recipe del core
 un poco di pietà,
 un tantinin d’amore,
380un po’ di carità.
 
    Così se ne anderà
 lo stral che mi ferì,
 con il cordial dei sguardi,
 con la pozion del sì. (Parte)
 
 SCENA XIII
 
 BELLAROSA
 
 Bellarosa
385Costui, per dir il vero,
 è un certo umor curioso
 che si rende piacevole e gustoso.
 Lo voglio coltivar... Ma qui sen viene
 un’altra mia nemica;
390ed è seco Saracca,
 da cui per mia cagion fu abbandonata.
 So che meco è sdegnata;
 so che per rovinarmi userà ogni arte;
 vuo’, se posso, ascoltar tutto in disparte. (Si ritira)
 
 SCENA XIV
 
 BELINDA e SARACCA
 
 Belinda
395Perfido, indegno.
 Saracca
                                   (E bada a strappazzar).
 Belinda
 Così lasciarmi? Ingannarmi così?
 Saracca
 Amor comanda
 degl’eroi formidabili nel petto.
 Belinda
 Che tu sia bastonato e maledetto.
 Saracca
400A me questo?
 Belinda
                            A te questo.
 Saracca
                                                    A me che posso
 stritolarti a drittura?
 Belinda
 Di te non ho paura.
 Provati, se sei buono.
 Saracca
 Vanne, vil feminuccia, io ti perdono.
 Belinda
405Ma per chi mi lasciasti?
 Per una sconosciuta,
 per una che si spaccia per signora
 e sarà forse una villana ancora.
 Saracca
 Bellarosa è gentile.
410E non puol esser vile.
 Belinda
                                          Ed io sostegno
 ed io me l’ho cacciata nell’idea
 ch’ella sia di natali una plebea.
 Saracca
 Olà, porta rispetto
 al nome di colei.
 Belinda
415Ho in tasca te e lei.
 Saracca
                                      Lingua buggiarda.
 Belinda
 Al certo è una bastarda;
 scommetto dieci scudi e li deposito.
 Saracca
 Giuro al cielo, farò qualche sproposito.
 
 SCENA XV
 
 GIACINTO, PIGNONE e detti
 
 Pignone
 Che diavol di fracasso!
 Giacinto
420Che strepito! Che chiasso!
 Pignone
 Non si puon numerar quattro testoni.
 Giacinto
 Io non posso finir le mie canzoni.
 Saracca
 Ecco; Belinda mi fa andar in furia.
 Belinda
 Ei prende per ingiuria
425ch’io dica Bellarosa esser plebea.
 Pignone
 È una dama.
 Giacinto
                           È una dea.
 Pignone
 Economa.
 Giacinto
                      Vezzosa.
 Pignone
 Sa di conti.
 Giacinto
                        È graziosa.
 Saracca
 Dimostra il suo valor coi detti e i fatti.
 Belinda
430Con voi non parlo più. Siete tre matti. (Parte)
 
 SCENA XVI
 
 GIACINTO, SARACCA, PIGNONE
 
 Giacinto
 Per invidia favella.
 Pignone
                                     Il di lei merto
 è chiaro ed è palese.
 Saracca
 Manca sol che si sappia il suo paese.
 Giacinto
 Io giocherei che fosse...
 Pignone
435Di dove?
 Giacinto
                    Non lo so.
 Saracca
 Più tosto...
 Giacinto
                       Signor no.
 Ella è nata, direi...
 Pignone
 Eccola; il vero si saprà da lei.
 
 SCENA XVII
 
 BELLAROSA e detti
 
 Bellarosa
 (Intesi quanto basta). (Da sé)
 Saracca
440Qui per voi si contrasta.
 Pignone
 Si disputa di voi patria e natali.
 Giacinto
 Non vi ho trovata scritta negl’annali.
 Bellarosa
 Si vuol saper qual sia
 dunque la patria mia? Non la nascondo.
445La mia patria, signori, è in questo mondo.
 Chi non vuol ignorarla
 bisogna indovinarla
 e a quel che la indovina ora prometto
 far di qualche finezza un regaletto.
 Pignone
 
450   Conviene pensarvi;
 conviene studiarvi.
 L’economa vera
 di dove sarà?
 
 Saracca
 
    Pensiamoci un poco;
455troviamolo il loco.
 La femina brava
 qual patria averà?
 
 Giacinto
 
    Pensieri a raccolta;
 studiam questa volta.
460Di donna vezzosa
 qual fia la città?
 
 Bellarosa
 
    Pensate, studiate
 e se indovinate
 un premio prometto
465che a voi piacerà.
 
 Pignone
 
    Economa fina?
 Sarà fiorentina.
 
 Bellarosa
 
 L’avete sbagliata.
 
 Saracca
 
 In Napoli nata
470voi brava sarete.
 
 Bellarosa
 
 Sbagliata l’avete.
 
 Giacinto
 
 Venezia vezzosa
 prodotta vi avrà.
 
 Bellarosa
 
    Avete sbagliata
475voi pur la città.
 
 Pignone, Giacinto, Saracca a tre
 
    Mi riprovo... Già la trovo...
 L’ho trovata. Eccola qua.
 
 Pignone
 
    Genevese.
 
 Bellarosa
 
                         Signor no.
 
 Saracca
 
 Brescia, Brescia.
 
 Bellarosa
 
                                 Signor no.
 
 Giacinto
 
480Parma, Parma.
 
 Bellarosa
 
                               Oibò, oibò.
 
 Pignone
 
 Turinese.
 
 Bellarosa
 
                     Non signore.
 
 Saracca
 
 Bolognese.
 
 Bellarosa
 
                       Non padrone.
 
 Giacinto
 
 Milanese di buon core.
 
 Bellarosa
 
 Non signore. In verità.
 
 Pignone, Giacinto, Saracca
 
485   Nulla giova, non si trova;
 non vuol dir la verità.
 
 Bellarosa
 
    Non padroni; lei mi scusi,
 che Ragusi è mia città.
 
 Pignone, Giacinto, Saracca a tre
 
    Vezzosa ragusea,
490voi siete la mia dea;
 a voi chiedo pietà.
 
 Bellarosa
 
    Chi vuol la grazia mia
 non abbia gelosia,
 non tema infedeltà.
 
 a quattro
 
495   Viviamo in compagnia
 e stiamo in allegria,
 che non è mai molesta
 l’onesta società.
 
 Fine dell’atto primo